Approfondimenti
Quale Yoga
Quando ci imbattiamo nella parola yoga, ci viene subito da chiederci: Quanti stili di yoga ci sono?
Quali sono quelli tradizionali? Come facciamo a scegliere quello più adatto a noi?
Prima di poter far ordine, è necessaria una breve premessa.
Lo yoga occupa ormai un posto nella life syle delle società moderne occidentali; questo è l’esito di un lungo processo di assimilazione che abbraccia circa centocinquanta anni di storia recente dello yoga.
In questo articolo, non andiamo ad analizzare le origini dello yoga, ma ci soffermiamo soltanto sugli sviluppi che lo hanno interessato dall'inizio del secolo scorso.
Durante le prime fasi dello sviluppo dello yoga moderno, l’utilizzo di pratiche di hatha yoga e tantriche era considerato qualcosa di estremamente riprovevole sia nel mondo occidentale che nel mondo indiano: l’élite europea, i missionari e gli inglesi in India guardavano a quelle pratiche persino con disprezzo.
Dall’inizio del ‘900, inizia in occidente un’analisi del corpo e sul corpo che diventa un tema centrale in molte forme di controcultura: nuove espressioni di libertà individuale e collettiva che si pongono in antitesi con valori precostituiti come la religione cristiana, sistemi fondati su valori familiari o imperialisti mettono il corpo al centro della loro visione.
Si inizia ad utilizzare il corpo in maniera controculturale e, sotto certi aspetti, evolutiva.
Nello stesso periodo c’è un forte avvento della ginnastica: l’individuo ha bisogno di sviluppare non più soltanto le forze intellettuali, ma anche quelle fisiche e la ginnastica ha proprio questo scopo.
In questa fase compaiono diversi maestri in India che iniziano ad insegnare delle forme di hatha yoga rivisitate; quella forma di yoga legato al corpo e basato su tecniche posturali che veniva poco tempo prima incluso fra le pratiche indegne comincia ad essere sempre più considerato come il vero yoga.
Si potrebbero identificare come i padri dello yoga posturale moderno: Swami Kuvalayananda (1883-1966), Sri Yogendra (1897-1989), Swami Shivananda (1887-1963) e, soprattutto, Tirumalai Krishnamacharya (1888-1989).
Quello che facciamo oggi nella maggior parte dei centri yoga deriva, in prevalenza, dai loro insegnamenti.
Essi sono riusciti a declinare e riadattare un bagaglio di pratiche di hatha yoga, in un momento di forte competitività con forme di ginnastiche innovative.
Tirumalai Krishnamacharya si chiedeva perché i giovani indiani dovessero praticare forme di ginnastica importate dall’occidente, laddove nella loro cultura sono presenti forme di sviluppo e di controllo delle energie del corpo tramandate da centinaia di anni.
La caratteristica di tutte queste forme di yoga posturale, ideate o rielaborate negli anni Venti e Trenta, è che esse privilegiano la dimensione fisica e l’attenzione alla salute, pur continuando a mantenere un generico legame alla ricerca spirituale ed un richiamo a valori universalistici di stampo vedantico.
Si tratta dello yoga più presente in occidente e, forse, nel mondo intero oggi.
Nello hatha yoga, gli asana o posture sono fondamentali per accedere ai livelli più sottili del corpo e dell’energia vitale.
Il termine deriva dal sanscrito e viene solitamente tradotto con ‘sole e luna’ (ha = sole e tha = luna); tuttavia, hatha significa anche ‘forte’ o ‘vigoroso’. È interessante la traduzione con ‘sforzo consapevole’: uno sforzo per eliminare le tensioni del corpo ed imparare ad affrontare con maggiore consapevolezze quelle della mente.
Lo hatha yoga è, dunque, lo yoga dell’unione delle nostre energie, del sole e della luna che vivono in noi, ma è anche lo yoga dello sforzo che si compie durante la pratica.
Potremmo affermare che lo hatha yoga è la base di quasi tutti gli stili di yoga posturali diffusi in Occidente.
L’impostazione della maggior parte degli insegnanti di hatha yoga è volta allo studio e allo sviluppo di asana, prestando in primis attenzione alla postura e all’allineamento. Vengono, di solito, favorite le pause fra le posizioni, in modo da consentire al corpo una maggiore assimilazione di esse.
Nella pratica di hatha yoga si dà molta importanza alle tecniche di base per il controllo del respiro, definito pranayama.
In alcune scuole vengono introdotti i mudra, ovvero i sigilli delle mani, della testa o dell’intero corpo, ed i bandha, le chiusure energetiche inizialmente incluse nei mudra, e che consentono di controllare l’energia in diversi organi o nervi del corpo. Si tratta di tecniche complementari agli asana e al pranayama, utilizzate anche per favorire la concentrazione e la meditazione, che dovrebbero seguire la pratica sul corpo.
Due dei principali lignaggi dello hatha yoga tradizionale sono quelli sviluppati dai maestri Swami Shivananda e di Swami Satyananda Saraswati.
L’Ashtanga yoga o Ashtanga vinyasa yoga è un metodo sviluppato da Sri K. Pattabhi Jois, allievo diretto di Krishnamacharya, prevede sei specifiche sequenze di asana, definite serie dell’Ashtanga yoga, nelle quali il respiro è sempre connesso ai movimenti. Esso include lo studio dei bandha e del drishti, ovvero dello sguardo durante una postura; include, inoltre, la tecnica di respirazione definita ujjay.
Nel corso del tempo, sono state apportate delle varianti alle serie classiche e sono state previste le half primary ed half secondary, nonché la possibilità di eseguire la sequenza secondo il ritmo del praticante (metodo Mysore).
L’Ashtanga vinyasa yoga è uno stile molto impegnativo dal punto di vista fisico, adatto a persone allenate ed in buona salute. In esso è fondamentale coordinare correttamente il respiro ed il movimento e raggiungere una sorta di stato meditativo.
Le posture indicate spesso risultano molto complesse ed è necessaria la guida di un insegante esperto. L’obiettivo, in ogni caso, resta quello di mantenere la concentrazione sulla propria interiorità affinché la sequenza diventi una meditazione in movimento.
Lo Iyengar yoga è un metodo basato sugli insegnamenti di B.K.S Iyengar, anch’egli allievo per un periodo di Krishnamacharya.
Iyengar fondò una scuola a Pune dove insegnò per molti anni insieme ai membri della sua famiglia e fu un autore prolifico di diversi libri adottati da diverse scuole per insegnare yoga e molto letti da insegnanti e praticanti.
L’obiettivo principale è quello di trovare il giusto allineamento; durante quella ricerca – che a volte appare infinita – la mente si ferma, le tensioni si sciolgono, la concentrazione aumenta.
Con l’intento di aiutare il praticante ad eseguire al meglio ogni postura e col fine di poter diffondere la pratica di yoga a tutte le persone, rispetto alle condizioni fisiche di partenza, sono stati introdotti diversi supporti, come blocchi, coperte, cinghie, sedie.
La pratica di Iyengar yoga, in genere, non è molto dinamica, le classi non includono canti o musica e gli studenti mantengono le posizioni per tanto tempo, in modo da impararle perfettamente.
Vinyasa è un termine sanscrito che viene tradotto come ‘collocare’ o ‘ordinare’; in alcuni casi viene anche tradotto come ‘flusso’.
Associato agli asana, il vinyasa yoga ci permette di stabilire una sequenza progressiva di posture collegate fra loro in maniera armonica.
Le fasi di inspirazione ed espirazione e gli asana sono eseguiti in modo continuo; la tecnica pone l’accento sul passaggio fluido tra una posizione e l’altra.
Questo tipo di yoga potrebbe essere simile all’ashtanga, ma risulta più armonico e con sequenze diversificate a seconda anche di ciascun praticante o di ogni singola classe. Anche qui l’obiettivo è fermare il flusso dei pensieri, attraverso il movimento piuttosto che durante l’allineamento.
La tradizione del Viniyoga deriva dall’insegnamento di T.K.V. Desikachar, che a partire dagli anni sessanta ha ricevuto da suo padre T. Krishnamacharya gli insegnamenti dello yoga, tramandandoli a decine di allievi in tutto il mondo. Successivamente trasmessa da Claude Maréchal,
Il termine viniyoga fa riferimento ad una applicazione progressiva delle tecniche, che deve tenere conto delle del praticante. La caratteristica principale è la necessità di adattare e calibrare la pratica alla singola persona.
Il Vinyasa krama yoga è un termine di origine sanscrita con numerosi significati.
Krama è una successione di stadi o passaggi all’interno di una sequenza; è il principio di progressione evolutiva nel tempo.
Durante questa trasformazione, il corpo grossolano muta continuamente (sia a livello muscolare, che articolare), mentre il corpo sottile rafforza la propria energia.
È il risultato di una confluenza tra lo hatha yoga e la tradizione taoista cinese.
La pratica si basa sui concetti taoisti di Yin e Yang, i principi complementari e contrari dell’Universo. Yin è la parte femminile, statica, interiore e discendente.
Yang è la parte maschile, il cambiamento, attivo ed ascendente.
Secondo questa impostazione, lo hatha yoga e le sue declinazioni sono una forma di Yang yoga e questo approccio è strutturato per compensare tutte le pratiche di hatha yoga come contro-bilanciamento di esse.
Lo scopo è sviluppare una pratica meditativa durante le posizioni, coltivare maggiore consapevolezza del corpo ed aumentare la propria connessione interiore.
La pratica di Yin yoga porta ad un lento e profondo ascolto del corpo, attraverso pochi movimenti, molto lenti; è indicato per iniziare un’osservazione di sé stessi, per compensare pratiche più intense o per raggiungere stati di calma interiore.
In Occidente, il Kundalini yoga è stato introdotto dallo Yogi Bhajan, il quale ha condensato diverse pratiche in maniera sincretistica che prima non venivano insegnate congiuntamente; negli anni Settanta si spostò negli Stati Uniti per diffondere i suoi insegnamenti.
Questo metodo si concentra principalmente sul lavoro con i chakra e il corpo sottile e non è collegato allo hatha yoga così come è stato finora descritto.
Nel corpo yogico, la kundalini è l’energia che si trova alla base della spina dorsale, attorno all’area del muladhara chakra o chakra della base; questa energia, se resta ferma come un serpente attorcigliato su sé stesso, bloccherebbe il flusso dell’energia vitale lungo i canali energetici detti nadi. Secondo molte tradizioni, anche dello hatha yoga, la kundalini andrebbe risvegliata in modo che possa ricongiungersi con l’energia presente nel sahasrara chakra o chakra della corona.
Il kundalini yoga lavora non solo sul corpo fisico, ma anche sulla mente e sullo spirito.
Le lezioni sono caratterizzate da asana di purificazione, pranayama, mantra e meditazione; le classi vengono scelte in base alle stagioni e alle fasi lunari, per favorire un’armonizzazione dell’uomo con le energie cosmiche che lo influenzano.
Vi sono diversi stili nati dagli anni ’80 ad oggi: la tendenza a coniare nuovi nomi per darsi un’etichetta o un contenitore è molto diffusa soprattutto in occidente.
Tutti traggono origine dallo hatha yoga e andrebbero contenuti sotto il grande ombrello dello hatha yoga moderno o yoga posturale moderno.
Se ne segnalano alcuni.
Il Bikram yoga è uno stile di hot yoga praticato in una stanza riscaldata a 35-40° con umidità controllata al 40%. Introdotto dall’indiano Bikram Choudhury e basato su tecniche dello hatha yoga, consiste nella ripetizione di 26 posture e due esercizi di respirazione; è diventato famoso negli anni ’70, soprattutto negli Stati Uniti.
Il Jivamukti yoga, ideato da David Life e Sharon Gannon nel 1984, si configura non solo come una disciplina fisica, ma anche come un cammino di risveglio spirituale incentrato su cinque elementi: studio delle sacre scritture, devozione, non-violenza, musica e meditazione. Il termine deriva dal sanscrito jiva, che indica l’anima del singolo individuo e mukti che indica la liberazione dal ciclo di reincarnazioni.
L’Anusara yoga nasce alla fine degli anni ’90 dall’americano John Friend con l’intento di coordinare i principi biomeccanici che regolano l’allineamento del corpo con la propria parte interiore. La parola, anch’essa di origine sanscrita, può essere tradotta con ‘fluire con grazia’ o ‘aprirsi alla grazia’; la pratica si ispira alla filosofia tantrica non dualista dello shivaismo del Kashmir.
Il Power yoga è una forma di yoga dinamico e vigoroso che si concentra sull’aspetto fisico dell’esercizio<, è spesso associato al fitness, in quanto prevede un flusso costante di posture che richiedono forza, flessibilità e resistenza. È stato creato negli anni ’90 dall’americano Beryl Bender Birch, con lo scopo di soddisfare chi ricercava una pratica più intensa fisicamente.
Il Rocket yoga nasce a San Francisco in California nel 1980 da Larry Schultz, ed è un approccio innovativo e semplificato al metodo tradizionale dell’Ashtanga yoga, nel quale sono state ristrutturate la I, la II, la III serie nonché qualche postura chiave della IV rendendole accessibili a tutti. La pratica utilizza posture ritmiche coordinate con il respiro per riscaldare il corpo e stimolare, allungare e rafforzare i muscoli.
Il Forrest Yoga è uno stile sviluppato dalla statunitense Ana Forrest, che integra varie pratiche, tra cui l’Ashtanga Yoga, e terapie naturali. Si caratterizza per l’intenso lavoro fisico, accompagnato parallelamente da una trasformazione interiore molto profonda: concentrarsi solo su complesse posture non basta per portare avanti un cammino di guarigione, ma è fondamentale riscoprire una dimensione spirituale per riscoprire la propria autenticità.
Il Forrest Yoga si fonda su quattro pilastri: il respiro, la forza, l’integrità e lo spirito.
L’Anukalana yoga e il Navakarana yoga sono fra i più recenti nomi introdotti per identificare altre interpretazioni dello yoga posturale moderno, entrambe coniate da due studiosi e yogi italiani.